Una proposta di lavoro che, di questi tempi, potrebbe fare gola, non soltanto agli agricoltori, stuzzicando l’interesse anche dei disoccupati italiani e, data la vicinanza, soprattutto di molti frontalieri.
Si parla infatti di un salario di 2300 franchi per il primo mese e di 3200 dal secondo in poi: il “minimo legale salariale” come spiega il segretario dell’unione contadini ticinesi Sem Genini, “previsto dai contratti di categoria”. Il che tradotto in euro, significa uno stipendio di 2.200 per il primo mese di lavoro e di 3.100 a partire dal secondo.
Intanto, per sopperire alla carenza di braccianti, professione poco “gradita” agli svizzeri, nei giorni scorsi l’Unione svizzera dei contadini insieme al segretariato di Stato ha avviato un progetto pilota in 10 fattorie assumendo i rifugiati per integrarli nella Confederazione, sgravando così gli enti locali dei relativi costi di mantenimento.
Fonte: (www.StudioCataldi.it)
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